Esperimento storico al Large Hadron Collider, al confine tra Francia e Svizzera. Si studierà la materia a temperature 100.000 volte superiori a quelle del nucleo del sole dal nostro inviato ELENA DUSI
GINEVRA - Si sono aperti come tante noci spaccate. Così i protoni scagliati l'uno contro l'altro nel grande acceleratore di particelle del Cern di Ginevra hanno iniziato ieri all'una di pomeriggio a svelare i loro segreti più intimi. Lanciati l'uno contro l'altro a energie mai raggiunte prima nella storia, i protoni si sono disintegrati dando vita a spettacolari fontane di particelle ancora più piccole ed elementari di quelle che compongono gli atomi. La loro comparsa sui monitor del centro di ricerche di Ginevra - dopo una notte insonne di lavoro e due tentativi andati a vuoto in mattinata - è stata accompagnata da un'esplosione di gioia e una pioggia di spumante.
Da questo cilindro delle meraviglie che sono i protoni liberi della loro scorza, gli scienziati del Cern con gli occhi cerchiati dalla stanchezza sperano ora di pescare nuove componenti della materia. E dopo vent'anni di lavori per realizzare il "Large Hadron Collider", l'acceleratore di particelle più grande e potente del mondo, nessuno dei 5mila fisici del Cern ha rinunciato ieri a dire la sua sull'origine dell'universo, la natura del Big Bang, le dimensioni che compongono il cosmo, le caratteristiche della materia oscura. Tutti misteri cui gli esperimenti dell'acceleratore di particelle dovrebbero dare una risposta, e che sembravano da ieri più a portata di mano. Insieme alle grandi questioni sul nostro universo, i ricercatori hanno iniziato a dare la caccia anche al bosone di Higgs. La famosa "particella di Dio" prevista da tutte le teorie sulla natura della materia, ma sulla quale nessuno scienziato è ancora riuscito a posare i suoi occhi, potrebbe nascondersi fra i miliardi di schegge prodotte dalle collisioni del Cern.
Anche se l'inseguimento sarà lungo, ieri per i fisici riuniti nelle varie "control room" in cui è suddiviso il più enorme esperimento scientifico del mondo, è stato un giorno di entusiasmo. I due fasci di protoni avevano iniziato a circolare nella notte nel tunnel sotterraneo di 27 chilometri raffreddato a meno 271 gradi, praticamente il punto più freddo dell'universo. Ma prima il malfunzionamento di uno dei 9600 magneti incaricati di accelerare e guidare il tragitto delle particelle, poi un calo di tensione della rete elettrica francese causato da un temporale hanno mandato a monte il primo tentativo di collisioni ad altissima energia (7 teraelettronvolt, sette volte il record precedente appartenuto al laboratorio rivale di Chicago, Fermilab).
Finalmente, dopo dodici ore di lavoro, i due treni di particelle hanno iniziato a circolare stabilmente nel tunnel del Cern, uno in senso orario e l'altro in senso antiorario, a una velocità pari al 99,9% di quella della luce. Poi, quando gli scienziati hanno iniziato a sentire che i due fasci erano stabili e docili nelle loro mani, li hanno orientati fino a farli scontrare.
Le collisioni andranno avanti ora in maniera regolare fino alla fine del 2011. I circa 5mila fisici del Cern, di cui circa 500 italiani e appartenenti all'Istituto nazionale di fisica nucleare, si daranno il turno notte e giorno davanti ai loro esperimenti. Con una fionda così potente, le "noci" scagliate l'una contro l'altra continueranno a disintegrarsi in frammenti sempre più colorati e spettacolari. Ogni scheggia dalla forma interessante viene immediatamente "fotografata" dai quattro grandi apparecchi incaricati di catturare e mostrare sui monitor le tracce delle particelle che volano via. Ogni nuovo mattone della materia scoperto getterà una parte di luce sui tanti aspetti dell'universo che ancora restano incomprensibili.
La Repubblica